Mafias.fr dans « Il Fatto »

Voir "antimafia" dans le Petit dictionnaire énervé de la mafia

Il fatto quotidiano

Le lundi 28 janvier, pour « Il Fatto quotidiano » (le médiapart italien), Martina Castiglioni a interrogé le rédacteur de Mafias.fr.. Ci-dessous le texte original et à droite la version papier un peu différente car elle rajoute des éléments d’ITV oral. Accessoirement, le titre n’est pas de l’auteur qui ne tient pas à parler de « lois spéciales » contre le crime organisé…

Martina :

Corsica terra di guerra. Ad analizzare il fenomeno nel dettaglio è Fabrice Rizzoli, specialista di criminalità organizzata e mafia, autore del libro “Petit dictionnaire énervé de la Mafia” e referente (responsabile) FLARE France, network europeo contro il crimine organizzato transnazionale. Rizzoli ha sulle spalle anni di battaglie, dal dottorato alla Sorbonne sulle Mafie italiane e relazioni internazionali fino alle campagne di lobbying per convincere i Francesi che la mafia è un problema anche sul loro territorio.

 Qual è il bollettino della Corsica attualmente?

Trenta morti, tentativi inclusi, ogni anno da vent’anni per 300 000 abitanti. Si ammazza più in Corsica che in Albania. Quattro clan si spartiscono l’isola e nel 2012 (non dal 2012, non lo so da quando 🙂 è diventata la zona più criminogena d’Europa. Nel 2011 sono stati uccisi due politici, nel 2012 un avocato ed un presidente di camera di commercio (nel 1998 un prefetto!), quindi nessuna reticenza a colpire direttamente le istituzioni. E le inchieste sono ad un punto morto.

 Di che tipo di crimine stiamo parlando?

 Lo Stato parla solo adesso con certezza di mafia perché negli ultimi anni ad essere repressi sono stati gli ambienti ultra nazionalisti, lasciando uno spazio vuoto in cui l’organizzazioni criminali hanno potuto proliferare. In Corsica, ad essere colpito è la stato di diritto in un’isola dove i clan si spartiscono grosse fette di business economico: dal videopoker, alle discoteche fino alle proprietà immobiliari. E sono attivi su tutto il territorio francese.

 Sembra l’Italia, dicono in Francia.

 Non c’è niente di più sbagliato, in Italia, piu precisamente in Sicilia non si muore più di mafia o almeno la mafia sa che se uccide rischia di essere arrestata o perseguita. Il tasso di impunità per noi è imbarazzante. (5% dei omicidi risolti)

 Che cosa la Francia potrebbe imparare dall’Italia?

L’Italia è il paese della mafia e dell’antimafia e tra 1982\1992 ha messo in piedi alcune misure per lottare contro la criminalità organizzata. C’è una Commissione Europea contro il crimine organisato che ha chiesto di dotarsi degli strumenti italiani. In Francia ci sarebbe da creare il delitto di associazione criminale, quello che in Italia chiamate delitto di associazione mafiosa, si prova che queste persone formano un’associazione criminale con un’inchiesta giudiziaria e poi i mafiosi ed loro complici (anche se non perseguitati penalemente) devono provare l’origine legale dei loro beni. Si chiama confisca amministrativa preventiva di beni che vengono poi restituiti alla società civile. La confisca in Italia ha portato a prendere 11 miliardi in 2 anni, contro i soli 800 milioni in Francia.

Il primo ministro Ayrault ha annunciato dieci misure per combattere il problema a dicembre scorso. Sono efficaci?

Sono misure classiche, lunghe e complicate. Ci vogliono più strumenti. In Francia le inchieste non portano a risultati concreti. Non c’è protezione per i testimoni o dopo il processo per chi confessa . Nessuno fa denuncia per racket in Corsica, c’è paura. Ad esempio, lo stato ha fatto una legge per i collaboratori di giustizia, ma non esiste un decreto di applicazione. Poi la società civile non ha dirito contro i criminali. Occore con urgenza fare una legge di reutilizzo sociale dei beni confiscati. La casa del clan corso deve diventare un centro culturale.

Siamo bloccati nella nostra convinzione di stato accentrato e imperialista: pensiamo ai nostri armamenti in giro per il mondo e la mafia è solo una piccola macchia.

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